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lunedì 2 giugno 2025

Cosa può esserci di poetico in un piccolo fiore?

C'è un piccolo fiore davanti a me. È comparso da poco, sebbene non possa dire di averlo visto ergersi, quando con la testa ha spinto la terra verso l'alto, alla ricerca della luce. 

Come quando prima di nascere sentiamo bene che stiamo per uscire dal buio, e allora, alla fine del canale, vediamo per la prima volta il mondo luminoso, e dobbiamo adattare gli occhi a quel cambiamento, così il piccolo fiore prova oggi ad adattarsi alla vita. 

È fragile, e non può avere la certezza di crescere bene. Il se e il come crescerà dipendono da una serie di fattori. Il cielo sarà clemente con lui? Gli manderà acqua a sufficienza? Un gigante con le sembianze d'uomo riuscirà a evitarlo al suo passaggio, o sadicamente lo schiaccerà per sentirsi padrone almeno per un giorno della sua vita, come un Dio vendicativo che non usi pietà per le sue vittime, e opti per la morte piuttosto che per il perdono? 

Diventare grandi è così dura, amico mio, che non so davvero cosa augurarti. Vuoi crescere? Che stupido che sono a porti questa domanda! Hai ancora tutti i tuoi petali con te, e come chi detiene il potere della giovinezza, che è fatta di incoscienza, non puoi pensare ad altro che a vivere, in questo momento. 

Se mi chiedeste cosa ci vedo di poetico in questo piccolo fiore, direi questo: un fiore che nasce, non può sapere nulla della morte. Questa inconsapevolezza durerà poco, però. Presto anche lui si renderà conto che la crescita è inevitabile e che è legata alla perdita. Che un petalo non rimane attaccato per sempre. Che un insetto divorerà la sua vitalità. Che per amore o diletto, qualcuno lo sradicherà dalla sua terra, facendogli perdere la sua ragione d'essere. 

Ma il piccolo fiore non sa nulla di tutto questo. Ed è così bello che mi commuove. Questa commozione, sa di spiritualità... Oh, mio Dio! Dunque, esisti? Se esisti, lascia che questo fiore cresca e muoia solo dopo aver vissuto. Non lasciarlo incompiuto. Che una vita che non si compie, è una vita sprecata.




Ma poi, è per davvero così?

In fondo questo piccolo fiore ha già assolto al compito per cui è stato creato. Rendersi visibile. Donare colore al mondo. Generare pace. Favorire contemplazione. Ammorbidire l'animo. Ingentilire i pensieri. Cos'altro posso ancora augurargli, se non di sopravvivere a queste parole, e di rimanere sé stesso fino in fondo?

Grazie piccolo fiore, sono felice di aver fatto la tua conoscenza. Ti lascio adesso, perché c'è un insetto che ha preso a ronzare intorno a te. Il primo insetto, come il primo amore, non si scorda mai, e voglio rispettare la nascita del primo sentimento. L'unico per cui valga la pena vivere.



martedì 24 dicembre 2024

La vigilia dei computer

 "Cari amici,


in questa vigilia di Natale desidero fermarmi un momento per rivolgermi a tutti voi. È il tempo delle luci che riscaldano l’inverno, dei pensieri che si fanno più profondi e dei cuori che si aprono alla gratitudine.


Che possiate trascorrere questa serata circondati dall’affetto delle persone care, con la gioia di un sorriso sincero e la speranza di nuovi inizi.


Grazie per i momenti condivisi, per le risate, le riflessioni e il sostegno reciproco, anche se solo attraverso uno schermo. Vi auguro un Natale che sappia toccarvi l’anima, nel modo più autentico e speciale.


Buona Vigilia a tutti voi, con affetto!"


By Chat GPT


PS: che almeno per oggi, pur con tutte le sue imperfezioni, l'intelligenza emotiva possa sostituirsi a quella artificiale... Buon Natale ❤️




sabato 20 aprile 2024

La primavera è una questione d'anima

    Si schiudono i fiori e i pulcini escono fuori dal guscio. Un neonato si ritrova all'improvviso in un mondo nuovo. Piange, ma in realtà quel pianto è un grido di liberazione. In quel pianto, in quella liberazione, c'è la libertà. Un giorno potrà avvertirla nel profondo del suo animo, un giorno, ogni giorno, la libertà della primavera. 

    L'inverno con le sue prigioni viene illuminato da un sole che non brucia ancora ma illumina, vivifica, e nell'aria volteggiano odori che il corpo aveva già dimenticato. L'autunno, con il sapore della pioggia in bocca e il colore rosso delle foglie cadute a dipingere gli occhi, ci aveva reso ciechi. Ma l'inverno silenzioso, freddo e inesorabile, vasca d'acqua gelida dei bagni vecchi di Bormio, ci ha rinfrancati. E adesso siamo finalmente pronti per rinascere. 

    Il giallo dei raggi, il verde dell'erba, l'azzurro limpido negli occhi di mia nipote. Sono questi i colori che celebrano la vita che si ricorda di esistere, di svecchiare, di riproporre versi nuovi. Ogni giorno è una poesia che siamo chiamati a recitare ad alta voce.

 


Respira aria fresca di sole

Una mela dall’albero stacca

Morde il succo, succhia

Sporca

Dalle mani alle braccia

Più giù

Fino al cuore

È dolce

Bisognerebbe vivere altri cent’anni

Per rivederla così

Bella


Primavera, di Piercalogero Filì


    Mi piace pensarla così la primavera, come una donna che assapora un frutto che rilascia il succo e non finiresti mai di guardare, tanto è bella, sapiente e viva.

    Non può esserci peccato nell'atto di gustare il frutto dell'albero della vita, questo perfino Dio dovrebbe saperlo. Ma adesso basta, abbandoniamoci alle note. Con un filo d'erba in bocca, distesi su un prato, guardiamo il cielo e canticchiamo quel motivetto che ci piace tanto, con gli occhi chiusi e il sole sulla pelle. Noi, da soli, in compagnia. Di noi stessi.




   

domenica 24 dicembre 2023

L'equilibrio della vigilia

Tanti auguri a tutti, di cuore. A chi è felice, auguro di mettere da parte un po' di questa felicità, per quando verranno i tempi duri. A chi è triste, di attingere a piene mani al patrimonio prezioso della memoria, per annacquare con ricordi di gioia l'animo cupo del presente. A chi invece non è né felice né triste, auguro di non rammaricarsi, perché non è poi così male vivere in equilibrio. L'equilibrio dona serenità. Buona vigilia...come ogni anno, sempre!




domenica 5 novembre 2023

Il codice dell'anima

Sento che questo blog ha una sete tremenda. Scrivo di più fuori di qui, nel senso che sto cercando di percorrere altre strade, ma questo è il luogo in cui ho piantato il seme che si è ormai dischiuso, la casa in cui ho mosso i primi passi. Il luogo del passato, che è allo stesso tempo luogo del presente e sarà luogo del futuro. Come ogni luogo dell'anima, è uno spazio facile da abitare, impossibile da abbandonare. Nasce, vive, muore con me. Rileggendo Hillman, il suo Codice dell'Anima, scopro, anzi riscopro la mia vocazione. Il senso del mio percorso iscritto nelle parole.

Poseremo i piedi sull' arcobaleno che, dopo un lungo viaggio, ci riporterà a casa. La nostra vita si sostanzia di viaggi di andata e ritorno. Percorsi circolari che ci riportano indietro e poi di nuovo avanti. Fino a quando non saremo stanchi di viaggiare tutto intorno e decideremo, semplicemente, di fermarci. Allora il cerchio che avremo marcato avrà solchi profondi.

Chi danza col proprio demone, vive per sempre. Vive anche dopo la morte. Deve solo andare a tempo e seguire la musica che il demone produce soffiando dentro ai polmoni. Niente di più augurabile, e niente di più difficile.
Non dobbiamo disperare. Possiamo imparare a seguire la musica. Possiamo imparare a danzare. 
Non è mai troppo tardi.




domenica 26 febbraio 2023

La strada non presa


Ci sono poesie che, quando giungono, giungono all'improvviso, in una mite giornata invernale, senza sole, senza che nulla ti abbia fatto pensare al loro arrivo. Poesie che come arrivano poi se ne vanno, con la stessa perentorietà, ma che, quando vanno, ti hanno già modificato dentro. Ci sono poesie che ti regalano il senso delle scelte che hai fatto, e anche il senso delle scelte che non hai fatto, allo stesso modo. Poesie che mischiano orgoglio, soddisfazione, nostalgia e rimpianto. Ci sono poesie, poesie come "La strada non presa", di Robert Frost.


Due strade divergevano in un bosco d’autunno
e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,
essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai
fissandone una, più lontano che potevo
fin dove si perdeva tra i cespugli.

Poi presi l’altra, che era buona ugualmente
e aveva forse l’aspetto migliore
perché era erbosa e meno calpestata
sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali.

Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie
che nessun passo aveva annerito
oh, mi riservai la prima per un altro giorno
anche se, sapendo che una strada conduce verso un’altra,
dubitavo che sarei mai tornato indietro.

Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra molti anni:
due strade divergevano in un bosco ed io -
io presi la meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza.





sabato 24 dicembre 2022

Certe vigilie non passano

Certe vigilie non passano. Non passano mai. Sorgono nella memoria, e lungo il tragitto metafisico del tempo sovrastano il presente, si mischiano alle emozioni che proviamo oggi, e creano un contrasto che per alcuni sa di futuro, per altri di passato, per altri ancora semplicemente di presente.  Non c'è vigilia che non dica qualcosa della vita di chi è desto. Per questo avremo vigilie liete, altre nostalgiche, altre ancora di sofferenza. Avremo vigilie di riscatto, soddisfazione e ottimismo. Altre di abbandono, tristezza e malinconia. Ci sono anche vigilie, purtroppo, di impotenza, disperazione e violenza. Per me la vigilia di Natale è un giorno caro. Perfino quando non ho voglia di scrivere, come ieri l'altro, o come ieri, o come stamane, ecco l'impulso sopraggiungere insopprimibile. C'è qualcosa in questa sera così speciale, qualcosa che si posa nel capo come una piuma e che sento ogni anno l'esigenza di comunicare scrivendo. Non è uno sguardo, che fino ad appena ieri c'era, non un desiderio, nemmeno una speranza. Somiglia di più a una consapevolezza. La consapevolezza che forse l'attesa di ciò che verrà è perfino più forte della nostalgia di ciò che è stato, più importante della felicità di domani, più vera di mille auguri di circostanza. Perché è nell'attesa che ci riempiamo di tutto l'amore che ci hanno rubato, che abbiamo perso per strada o non abbiamo saputo utilizzare per noi. Nell'attesa recuperiamo la convinzione di avere ancora qualcosa da dare, agli altri, le persone che amiamo, prima ancora che a noi stessi, perché la felicità è innanzitutto esserci e regalare. Soltanto nell'attesa ci rendiamo conto di essere umani.

Che sia per tutti voi una vigilia di attesa dunque. Vi auguro di ricaricarvi di energia, forza e creatività.




E tanti auguri di Natale anche a chi ci guarda dal paradiso.